Introduzione al mobbing
Il fenomeno del mobbing è un problema sempre più diffuso nel contesto lavorativo moderno e si riferisce a una serie di comportamenti vessatori e persecutori messi in atto da uno o più individui nei confronti di un collega.
Questi comportamenti possono includere insulti, critiche ingiustificate, isolamento sociale, assegnazione di compiti dequalificanti o eccessivamente gravosi e altre forme di pressione psicologica.
Il termine “mobbing” è stato coniato dal biologo etologo Konrad Lorenz per descrivere i comportamenti aggressivi degli animali verso un individuo della stessa specie.
In ambito lavorativo può avere conseguenze devastanti non solo per la vittima, ma anche per l’intera organizzazione.
Le persone soggette a mobbing possono sperimentare problemi di salute fisica e mentale, come stress, ansia, depressione e disturbi psicosomatici. A lungo termine, queste condizioni possono portare a un aumento delle assenze per malattia e a una diminuzione della produttività lavorativa.
È importante distinguere il mobbing da altre forme di conflitto o tensione sul lavoro. Mentre i conflitti possono sorgere naturalmente in qualsiasi ambiente di lavoro e spesso possono essere risolti attraverso il dialogo e la mediazione, il mobbing è caratterizzato da una intenzionalità persistente nel danneggiare l’altro.
Le aziende hanno la responsabilità di prevenirlo e contrastarlo all’interno dei propri ambienti di lavoro. Questo può essere fatto attraverso l’implementazione di politiche aziendali chiare contro le molestie, la formazione dei dipendenti su come riconoscere e affrontare tali comportamenti e l’istituzione di canali sicuri per segnalare episodi. Infine, è fondamentale che le vittime trovino il coraggio di denunciare il mobbing e che ricevano supporto sia a livello legale che psicologico. Solo attraverso un impegno collettivo è possibile creare ambienti di lavoro sani e rispettosi per tutti i dipendenti.
Mobbing significato
Il termine “mobbing” deriva dall’inglese “to mob”, che significa assalire, molestare.
In ambito lavorativo si riferisce a una serie di comportamenti ostili e vessatori perpetrati da uno o più individui nei confronti di un collega, con l’obiettivo di emarginarlo o costringerlo a lasciare il posto di lavoro. Questo fenomeno può manifestarsi attraverso diverse modalità, come critiche infondate, isolamento sociale, assegnazione di compiti umilianti o privazione delle risorse necessarie per svolgere il proprio lavoro.
Esso non si limita solo al contesto lavorativo; può infatti verificarsi anche in altri ambienti sociali come scuole e comunità. Tuttavia, nel contesto professionale assume una connotazione particolarmente grave poiché incide direttamente sulla salute psicologica e fisica della vittima, nonché sulla sua carriera.
Veri studi hanno evidenziato che esistono diverse forme di questo fenomeno: verticale (quando è perpetrato da superiori gerarchici), orizzontale (tra colleghi dello stesso livello) e ascendente (da subordinati verso i superiori). Indipendentemente dalla forma, le sue conseguenze possono essere devastanti per la vittima, portando a stress cronico, depressione, ansia e altre patologie psicosomatiche.
Cosa dice la Legge
In Italia, la legislazione ha riconosciuto l’importanza di contrastare il mobbing attraverso diverse normative. Il Codice Civile prevede la tutela della dignità del lavoratore e sanziona comportamenti lesivi della sua integrità psicofisica. Inoltre, alcune sentenze hanno stabilito il diritto al risarcimento dei danni subiti dalla vittima.
La prevenzione richiede interventi mirati sia a livello organizzativo che individuale. Le aziende dovrebbero promuovere un ambiente di lavoro sano e rispettoso attraverso politiche anti-mobbing e programmi di formazione per sensibilizzare i dipendenti. Anche il supporto psicologico per le vittime rappresenta un elemento cruciale nella gestione e risoluzione dei casi di mobbing.
Cosa non è mobbing
Il termine “mobbing” si riferisce a un insieme di comportamenti vessatori e ripetuti sul posto di lavoro, finalizzati a isolare, emarginare o danneggiare psicologicamente un lavoratore.
Tuttavia, è importante distinguere ciò che non costituisce mobbing per evitare confusioni e false accuse. Prima di tutto, una singola discussione accesa o un episodio isolato di tensione non può essere considerato come tale. Il mobbing implica una serie continuativa di atti ostili nel tempo.
Una lite occasionale, pur spiacevole, può essere risolta attraverso il dialogo e non ha le caratteristiche di sistematicità e intenzionalità del mobbing. In secondo luogo, non tutte le critiche o i richiami da parte dei superiori possono essere classificati come mobbing. Un feedback negativo o una valutazione critica delle performance lavorative, se basati su fatti concreti e comunicati in maniera professionale, rientrano nelle normali dinamiche aziendali. La gestione delle prestazioni è parte integrante del ruolo manageriale e non equivale automaticamente a vessazione.
Anche i cambiamenti organizzativi come trasferimenti, riorganizzazioni interne o modifiche nei compiti non sono necessariamente forme di mobbing.
Tali decisioni possono essere motivate da esigenze aziendali legittime e devono essere valutate nel contesto specifico per determinarne la reale natura. Infine, malintesi o incomprensioni tra colleghi non devono essere immediatamente etichettati come mobbing.
Le relazioni interpersonali sul lavoro possono talvolta generare conflitti che necessitano di mediazione e chiarimento piuttosto che assunzioni affrettate di comportamenti persecutori.
In conclusione, è cruciale identificarlo correttamente distinguendolo da situazioni che pur essendo difficili o spiacevoli, non ne condividono le caratteristiche fondamentali di persistenza, intenzionalità e dannosità psicologica sistematica.
Riconoscere queste differenze permette una gestione più equilibrata e giusta delle dinamiche lavorative.
Come riconoscerlo
Riconoscere il mobbing può essere complesso, ma ci sono segnali specifici a cui prestare attenzione.
Innanzitutto spesso si manifesta attraverso comunicazioni ostili o umilianti. Questo può includere critiche eccessive, rimproveri ingiustificati o commenti dispregiativi rivolti alla persona. Se un dipendente viene sistematicamente escluso dalle riunioni o dalle decisioni importanti, potrebbe essere un altro segnale di mobbing.
Un altro aspetto chiave è l’isolamento sociale. La vittima potrebbe notare che i colleghi evitano di interagire con lei, sia a livello professionale che personale. Questo isolamento può essere orchestrato dal persecutore per indebolire ulteriormente la posizione della vittima all’interno dell’organizzazione.
La delegittimazione del lavoro è un’altra forma comune di mobbing. Ciò può avvenire attraverso l’assegnazione di compiti dequalificanti o irrilevanti, oppure con la sottrazione di responsabilità senza una giustificazione valida.
Questo tipo di comportamento tende a minare la fiducia e l’autostima della vittima. Gli effetti psicologici possono includere ansia, depressione e stress cronico. La vittima può iniziare a dubitare delle proprie capacità professionali e sperimentare difficoltà nel dormire o disturbi alimentari. Anche i sintomi fisici come mal di testa frequenti e tensione muscolare non sono rari.
Per riconoscere il mobbing, è fondamentale osservare la frequenza e la durata dei comportamenti negativi. Episodi isolati possono essere frutto di conflitti occasionali, ma se queste dinamiche si protraggono nel tempo e sono chiaramente mirate a danneggiare una persona specifica, è probabile che si tratti di mobbing.
Infine, mantenere un diario dettagliato degli episodi vissuti può aiutare a documentare il problema e fornirà prove concrete nel caso in cui si decida di intraprendere azioni legali o segnalazioni formali al datore di lavoro o alle autorità competenti.
Qual è il mobbing più frequente
Tra le varie forme di mobbing, quello verticale è il più frequente. Questo tipo di mobbing si verifica principalmente quando un superiore gerarchico, come un capo o un manager, attua comportamenti ostili nei confronti di uno o più subordinati. Il mobbing verticale può manifestarsi attraverso diverse modalità.
Una delle più comuni è la dequalificazione professionale, che consiste nell’assegnare compiti inferiori rispetto alle competenze del lavoratore, compromettendo così la sua autostima e motivazione.
Un altro esempio è l’isolamento sociale e lavorativo, in cui il dipendente viene escluso dalle decisioni aziendali o dagli eventi sociali dell’azienda.
Le critiche ingiustificate e continue sono altrettanto frequenti: il superiore potrebbe criticare costantemente il lavoro del dipendente senza una valida ragione, creando un ambiente ostile.
Anche il sovraccarico o sottocarico lavorativo rientra nelle pratiche di mobbing verticale. Assegnare carichi di lavoro irrealistici oppure privare il dipendente dei suoi compiti principali può essere una strategia per indurre stress e frustrazione. Infine, le minacce velate o esplicite riguardanti la sicurezza del posto di lavoro sono ulteriori strumenti utilizzati dai superiori per mantenere il controllo attraverso la paura.
È importante sottolineare che il mobbing verticale non solo ha effetti devastanti sulla salute psicologica della vittima ma anche ripercussioni negative sull’intera organizzazione: diminuzione della produttività, aumento dell’assenteismo e peggioramento del clima aziendale sono solo alcune delle conseguenze.
Affrontare efficacemente il problema richiede una consapevolezza diffusa e l’implementazione di politiche aziendali che promuovano un ambiente lavorativo sano e rispettoso per tutti i dipendenti.
Tipologie di mobbing
Il mobbing è un fenomeno complesso e articolato che può manifestarsi in diverse forme all’interno dell’ambiente lavorativo. Le sue tipologie possono essere classificate principalmente in base alla direzione delle dinamiche di potere e alla natura degli atti vessatori.
- Verticale discendente (bossing): In questa forma è perpetrato da un superiore gerarchico verso un subordinato. Gli atti vessatori possono includere critiche ingiustificate, assegnazione di compiti umilianti o al di sotto delle competenze del dipendente, isolamento dal gruppo di lavoro, fino ad arrivare a minacce e ricatti.
- Verticale ascendente: Meno comune rispetto al bossing, questa tipologia vede un gruppo di subordinati che prende di mira un superiore. Le ragioni possono variare: desiderio di destabilizzare la leadership, conflitti personali o professionali. Gli atti possono includere sabotaggi, mancanza di cooperazione e denigrazione del superiore tra i colleghi.
- Orizzontale: Avviene tra colleghi allo stesso livello gerarchico ed è spesso motivato da invidie, competizioni interne o antipatie personali. Le azioni tipiche comprendono esclusione sociale, diffusione di pettegolezzi dannosi, ostacolo alla carriera del bersaglio e sabotaggio del lavoro altrui.
- Strategico: Questa forma è pianificata dall’azienda stessa con l’obiettivo di spingere il dipendente a dimettersi volontariamente. Può essere una combinazione degli altri tipi e include azioni come trasferimenti forzati, demansionamento e pressione psicologica costante.
- Emozionale: Focalizzato sull’aspetto psicologico ed emotivo della vittima, questo tipo si manifesta attraverso manipolazioni emotive, umiliazioni pubbliche e continui attacchi all’autostima della persona colpita.
Conoscere le diverse tipologie è fondamentale per riconoscerle tempestivamente e adottare le misure necessarie per tutelare la salute psicologica dei lavoratori e garantire un ambiente lavorativo sano e rispettoso delle persone.
Mobbing verticale
Questo termine si riferisce a una forma di molestia psicologica che avviene all’interno di un’organizzazione, dove il persecutore e la vittima occupano posizioni gerarchiche differenti.
Discendente
In particolare, il mobbing verticale può manifestarsi in due direzioni: dal superiore verso l’inferiore (mobbing verticale discendente) o, meno frequentemente, dall’inferiore verso il superiore (mobbing verticale ascendente).
Nel caso del mobbing verticale discendente, un superiore utilizza il proprio potere per esercitare pressioni indebite su uno o più subordinati. Questo può includere comportamenti come l’assegnazione di compiti impossibili da realizzare, l’esclusione deliberata da informazioni importanti o riunioni, critiche costanti e ingiustificate, oppure umiliazioni pubbliche. L’obiettivo del mobber può variare dall’indurre la vittima a dimettersi fino a minare la sua autostima e capacità professionale.
Ascendente
Il mobbing verticale ascendente è meno comune ma altrettanto dannoso. In questo caso, un gruppo di dipendenti può coalizzarsi contro un superiore con l’intento di screditarlo, contestare costantemente le sue decisioni o diffondere voci dannose.
Spesso questo tipo di mobbing nasce in contesti dove il leader non riesce a imporsi autorevolmente o è percepito come debole. Le conseguenze del mobbing verticale sono notevoli sia per l’individuo che per l’organizzazione. La vittima può soffrire di stress cronico, ansia, depressione e altre problematiche psicologiche e fisiche.
Sul piano lavorativo, si osserva una riduzione della produttività, un aumento delle assenze per malattia e un peggioramento del clima aziendale complessivo. Contrastarlo richiede interventi mirati come la formazione dei manager sulla gestione delle risorse umane, la creazione di canali anonimi per segnalare abusi e l’implementazione di politiche aziendali chiare contro le molestie sul lavoro. Promuovere un ambiente di lavoro sano e rispettoso è essenziale per prevenire e combattere efficacemente questo fenomeno.
Mobbing orizzontale
Il termine “mobbing orizzontale” si riferisce a una forma di mobbing che avviene tra colleghi di pari livello gerarchico all’interno di un’organizzazione.
A differenza di quello verticale, dove l’aggressione è perpetrata da superiori verso subordinati o viceversa, il mobbing orizzontale coinvolge individui che condividono una posizione simile nella struttura aziendale.
Le cause possono essere molteplici e spesso complesse. Tra queste vi sono la competizione per le risorse limitate, come promozioni o riconoscimenti, invidia, conflitti personali e differenze culturali o di valori.
Questo tipo di mobbing può manifestarsi attraverso vari comportamenti negativi come esclusione sociale, sabotaggio del lavoro altrui, diffusione di voci dannose, critiche ingiustificate e attacchi verbali.I suoi effetti possono essere devastanti sia per le vittime che per l’ambiente lavorativo in generale. Le vittime possono sperimentare stress elevato, ansia, depressione e una riduzione della soddisfazione lavorativa.
A livello organizzativo può portare a un calo della produttività, aumento dell’assenteismo e alta rotazione del personale. Inoltre, può creare un clima aziendale tossico che compromette la collaborazione e la fiducia tra i dipendenti.
Per prevenire e contrastare il mobbing orizzontale è fondamentale che le organizzazioni adottino politiche chiare contro il mobbing e promuovano una cultura del rispetto reciproco. Formazione continua su tematiche come la gestione dei conflitti e la comunicazione efficace può aiutare a ridurre i comportamenti negativi.
Strumenti come l’istituzione di canali anonimi per segnalare episodi di mobbing e la presenza di mediatori interni possono essere utili nel gestire situazioni problematiche. In conclusione, il mobbing orizzontale rappresenta una sfida significativa per le organizzazioni moderne. Un approccio proattivo nella prevenzione e gestione può contribuire a creare un ambiente lavorativo più sano e produttivo per tutti i dipendenti.
Comportamenti del mobbing
Il mobbing è un fenomeno complesso che si manifesta attraverso una serie di comportamenti ostili e vessatori all’interno di un contesto lavorativo.
Questi comportamenti possono essere messi in atto da superiori, colleghi o sottoposti e mirano a isolare, umiliare o danneggiare la vittima. Analizziamo i principali comportamenti del mobbing.
Uno dei comportamenti più comuni è l’ostracismo sociale, che consiste nell’isolamento della vittima dal gruppo di lavoro.
Questo può avvenire attraverso l’esclusione dalle conversazioni, dalle riunioni o dagli eventi sociali aziendali. L’isolamento può portare la vittima a sentirsi emarginata e priva di supporto. La critica costante e ingiustificata è un altro comportamento tipico del mobbing. La vittima viene sottoposta a continue osservazioni negative riguardo al proprio lavoro, spesso senza motivazioni concrete.
Questo può includere rimproveri pubblici, commenti denigratori e valutazioni negative delle prestazioni lavorative. La diffusione di voci e pettegolezzi è un ulteriore strumento utilizzato dai mobber per minare la reputazione della vittima.
Le informazioni false o distorte possono essere diffuse con lo scopo di mettere in cattiva luce la persona presa di mira, alimentando dubbi e sospetti tra i colleghi.
L’assegnazione di compiti umilianti o inutili ne rappresenta un’altra forma: in questo caso, la vittima viene incaricata di svolgere mansioni degradanti o prive di significato, con l’intento di ridurre la sua autostima e il suo senso di utilità all’interno dell’organizzazione.
Infine, la pressione psicologica e lo stress indotto sono elementi cruciali. La costante tensione generata da questi comportamenti può avere gravi conseguenze sulla salute mentale e fisica della vittima, portando a sintomi come ansia, depressione e problemi psicosomatici. Riconoscere e contrastare i comportamenti del mobbing è essenziale per promuovere un ambiente lavorativo sano e rispettoso.
Quali sono le cause di mobbing sul lavoro
Quali sono le cause principali del mobbing sul lavoro? Una delle cause più comuni è la competizione interna all’ambiente lavorativo. In contesti altamente competitivi, alcuni individui possono vedere nei colleghi dei rivali da eliminare per avanzare nella propria carriera.
Questa rivalità può sfociare in comportamenti aggressivi e manipolatori.
Un’altra causa frequente è la gestione inadeguata delle risorse umane. Un management poco attento o incompetente può creare un clima lavorativo teso e conflittuale. La mancanza di politiche chiare contro il mobbing e l’assenza di supporto per le vittime contribuiscono a perpetuare il problema.
Anche le dinamiche di gruppo possono giocare un ruolo importante. In alcuni casi, il gruppo può isolare un individuo percepito come “diverso” per vari motivi, come l’età, il sesso, l’origine etnica o le opinioni personali. Questo isolamento può evolversi in veri e propri atti di mobbing.
La personalità del mobber è un altro fattore cruciale. Individui con tratti narcisistici o sociopatici sono più propensi a mettere in atto comportamenti di mobbing per affermare il proprio dominio sugli altri.
Infine, situazioni di crisi aziendale, come fusioni, ristrutturazioni o riduzioni del personale, possono aumentare lo stress lavorativo e favorire l’insorgere di dinamiche negative tra i dipendenti.