Non so più cosa sia reale: che cos’è la derealizzazione e depersonalizzazione

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    La derealizzazione e la depersonalizzazione sono due disturbi dissociativi che si caratterizzano per una perdita di contatto con la realtà o con se stessi. Chi soffre di derealizzazione percepisce il mondo esterno come irreale, distante, sfocato o alterato. Per esempio, può avere l’impressione che le persone, gli oggetti o i luoghi siano falsi, inanimati, senza colore o senza profondità. Chi soffre di depersonalizzazione invece si sente estraneo al proprio corpo, ai propri pensieri, alle proprie emozioni o alla propria identità.

    Per esempio, può avere la sensazione di osservarsi da fuori, di non riconoscersi allo specchio, di non provare nulla o di non essere più la stessa persona. Queste esperienze possono essere molto angoscianti e compromettere la qualità della vita di chi ne è affetto.

    Le cause di questi disturbi non sono ancora del tutto chiare, ma si ritiene che possano essere scatenati da eventi traumatici, stress, ansia, depressione, uso di sostanze psicoattive o alcune condizioni mediche. Il trattamento più efficace è la psicoterapia, che aiuta a rielaborare i traumi, a gestire lo stress e l’ansia, a rafforzare il senso di sé e a ristabilire un legame con la realtà. In alcuni casi può essere utile anche l’uso di farmaci antidepressivi o antipsicotici. La derealizzazione e la depersonalizzazione sono disturbi relativamente comuni, che possono colpire fino al 2% della popolazione generale. Tuttavia, spesso non vengono riconosciuti o diagnosticati correttamente, perché possono essere confusi con altri problemi psichiatrici o neurologici. Se si sospetta di soffrire di uno di questi disturbi, è importante rivolgersi a un professionista qualificato che possa valutare la situazione e offrire il supporto adeguato.

    Derealizzazione

    La derealizzazione è un disturbo psicologico che si caratterizza per la sensazione di estraniamento dalla realtà, come se tutto fosse irreale, falso o lontano. Chi soffre di derealizzazione percepisce se stesso e il mondo circostante in modo distorto, alterato o sfocato.

    La derealizzazione può manifestarsi in diversi modi, tra cui:

    • Difficoltà a riconoscere il proprio corpo, i propri pensieri o le proprie emozioni
    • Sensazione di vivere in un sogno o in un film
    • Perdita di contatto con il senso del tempo, dello spazio o della causalità
    • Riduzione dell’intensità dei colori, dei suoni o degli odori
    • Sensazione di essere osservato o controllato da una forza esterna
    • Distacco emotivo o indifferenza verso gli altri o se stessi

    La derealizzazione può essere causata da diversi fattori, tra cui:

    • Traumi, stress, ansia o depressione
    • Abuso di sostanze, farmaci o alcol
    • Disturbi neurologici, epilessia o lesioni cerebrali
    • Disturbi dissociativi, come il disturbo dissociativo dell’identità o il disturbo da depersonalizzazione/derealizzazione

    La psicologia psicodinamica interpreta la derealizzazione come una difesa inconscia del sé, che si attiva per proteggersi da esperienze dolorose o minacciose. La derealizzazione sarebbe quindi un modo per evitare di affrontare i conflitti interni o esterni, creando una distanza tra il soggetto e la realtà. La terapia psicodinamica mira a favorire la presa di coscienza dei meccanismi difensivi e a ristabilire un rapporto più autentico e integrato con se stessi e con il mondo.

    Depersonalizzazione

    La depersonalizzazione è un disturbo psicologico che si caratterizza per una perdita di contatto con la propria identità, i propri sentimenti e le proprie sensazioni. Chi soffre di depersonalizzazione si sente estraneo a se stesso, come se fosse un osservatore esterno della propria vita.

    I sintomi più comuni sono:

    • Sensazione di irrealtà o di sognare
    • Distacco emotivo o indifferenza
    • Alterazione della percezione del tempo, dello spazio e del corpo
    • Difficoltà di concentrazione e di memoria
    • Sensazione di vuoto o di mancanza di senso

    La depersonalizzazione può essere causata da vari fattori, tra cui stress, traumi, abuso di sostanze, disturbi d’ansia, depressione o disturbi dissociativi. La psicologia psicodinamica interpreta la depersonalizzazione come una difesa inconscia contro conflitti interni o esperienze dolorose. Attraverso la depersonalizzazione, il soggetto cerca di evitare il contatto con le proprie emozioni negative e con le parti di sé che non accetta. La depersonalizzazione può essere trattata con una terapia psicologica che mira a ristabilire il legame con il proprio sé e a elaborare i conflitti sottostanti. In alcuni casi, può essere utile anche l’uso di farmaci antidepressivi o ansiolitici.

    Dissociazione dalla realtà

    La dissociazione dalla realtà è un fenomeno psicologico che consiste nella perdita di contatto con la propria esperienza soggettiva, con le proprie emozioni, con i propri ricordi o con il proprio senso di identità. Si tratta di una modalità difensiva che si attiva in situazioni di forte stress, trauma, conflitto interno o sovraccarico emotivo. La dissociazione dalla realtà può manifestarsi in diversi modi, a seconda del grado e della durata della perdita di contatto con sé stessi e con l’ambiente.

    Alcuni dei sintomi più comuni sono:

    • Depersonalizzazione: si ha la sensazione di essere estranei al proprio corpo, di osservarsi da fuori o di non riconoscersi allo specchio.
    • Derealizzazione: si ha la sensazione che il mondo esterno sia irreale, distorto, sfocato o privo di significato.
    • Amnesia dissociativa: si verifica una perdita parziale o totale della memoria relativa a eventi traumatici o stressanti.
    • Fuga dissociativa: si verifica un cambiamento improvviso e involontario di luogo, di nome, di identità o di vita, senza ricordare il proprio passato.
    • Disturbo dissociativo dell’identità: si verifica la presenza di due o più personalità distinte e separate che si alternano nel controllo del comportamento e della coscienza.

    La psicologia psicodinamica interpreta la dissociazione dalla realtà come una forma di scissione dell’Io, ovvero una separazione tra le parti della personalità che sono in conflitto tra loro. Questa scissione avrebbe lo scopo di proteggere l’Io dalla sofferenza e dall’angoscia derivanti dal trauma o dal conflitto. Tuttavia, la dissociazione dalla realtà comporta anche dei costi psicologici, come la perdita di coerenza, di integrazione e di autenticità del Sé.

    Senso di irrealtà

    Il senso di irrealtà è un’esperienza psicologica caratterizzata da una perdita di contatto con la realtà, che può manifestarsi con vari sintomi come smarrimento, angoscia, terrore, depersonalizzazione e derealizzazione. Si tratta di un fenomeno complesso che può dipendere da diversi fattori, come stress, traumi, disturbi mentali, abuso di sostanze o patologie organiche. La psicologia psicodinamica spiega il senso di irrealtà come una reazione difensiva dell’io, che si attiva per difendersi da emozioni o situazioni troppo sofferenti o pericolose. Il senso di irrealtà può essere affrontato con una terapia psicologica, che ha lo scopo di indagare e risolvere i conflitti interni che lo provocano, e con un’eventuale terapia farmacologica.

    Sentirsi estranei a se stessi

    Sentirsi estranei a se stessi è un’esperienza psicologica che può avere diverse cause e sfumature. Si tratta di una sensazione di distacco, di non riconoscersi, di non essere in sintonia con il proprio corpo, i propri pensieri, le proprie emozioni. Alcuni esempi di questo fenomeno sono: sentirsi come se si fosse in un sogno, come se si osservasse la propria vita da fuori, come se si fosse un robot o un automa.

    A volte può essere accompagnata da altri sintomi, come ansia, depressione, confusione, paura, allucinazioni. Tra i sintomi più comuni ci sono: perdita di memoria, difficoltà di concentrazione, alterazione della percezione del tempo e dello spazio, sensazione di irrealtà.

    La psicologia psicodinamica interpreta questo fenomeno come una difesa dell’io, che si dissocia dalla realtà per proteggersi da un trauma, da un conflitto interno, da una minaccia esterna. Il trattamento psicodinamico mira a ricostruire l’identità del paziente, a integrare le parti scisse della sua personalità, a elaborare le esperienze dolorose che hanno provocato la frattura.

    Disturbi dissociativi

    I disturbi dissociativi sono un gruppo di condizioni psichiatriche in cui la persona perde il normale senso di identità, di memoria o di coscienza. La persona può sentire di avere più personalità, di non riconoscere se stessa o il suo passato, o di vivere in una realtà alterata. Per esempio, una persona con disturbo dissociativo dell’identità può alternare diverse identità con nomi, età, storie e caratteristiche diverse. Una persona con amnesia dissociativa può dimenticare periodi della sua vita o eventi traumatici. Una persona con fuga dissociativa può allontanarsi improvvisamente dal suo ambiente abituale e assumere una nuova identità. Il disturbo da depersonalizzazione derealizzazione è uno dei tipi di disturbi dissociativi. Si manifesta con una sensazione di distacco dal proprio corpo, dai propri pensieri, dalle proprie emozioni o dall’ambiente circostante. La persona può avere l’impressione di osservare se stessa o il mondo da una prospettiva esterna, come se fosse in un sogno o in un film.

    Per esempio, una persona con questo disturbo può sentire che le sue mani non sono sue, che le sue parole non sono sue, che le sue emozioni sono finte o che le persone intorno a lei sono robot. Questo disturbo può causare una forte sofferenza e interferire con il funzionamento quotidiano. Spesso si associa ad altri disturbi psichiatrici, come ansia, depressione, disturbo post-traumatico da stress o psicosi. Le cause del disturbo non sono ancora del tutto chiare, ma possono includere fattori genetici, neurobiologici, psicologici o ambientali. Il trattamento del disturbo può prevedere la psicoterapia, i farmaci o entrambi, a seconda dei casi e delle preferenze del paziente. La psicoterapia può aiutare la persona a comprendere e affrontare le cause e le conseguenze del disturbo, a ristabilire un senso di continuità e coerenza tra sé e il mondo, a gestire lo stress e le emozioni negative. Esistono diversi approcci psicoterapeutici per il trattamento dei disturbi dissociativi, tra cui la psicoterapia psicodinamica, che si basa sull’esplorazione dell’inconscio e dei conflitti interni della persona.

    Disturbo da depersonalizzazione derealizzazione

    Il disturbo da depersonalizzazione derealizzazione è un disturbo dissociativo caratterizzato da una perdita di senso di realtà e di identità. Chi soffre di questo disturbo ha la sensazione di essere estraneo a se stesso e al mondo, come se fosse in un sogno o in un film. I sintomi più comuni sono:

    • Depersonalizzazione: sensazione di essere separati dal proprio corpo, dai propri pensieri, dalle proprie emozioni e dalle proprie sensazioni. Si può avere l’impressione di osservare se stessi da fuori o di non riconoscersi allo specchio. Per esempio, una persona con depersonalizzazione potrebbe dire: “Mi sento come se non fossi io, come se fossi un robot o un manichino”.
    • Derealizzazione: sensazione che l’ambiente circostante sia irreale, distorto, sfocato o privo di vita. Si può avere la percezione di essere in un luogo sconosciuto o diverso da come lo si ricorda, o di non provare alcun legame con le persone o le cose. Per esempio, una persona con derealizzazione potrebbe dire: “Mi sembra che tutto sia finto, come se fosse una scenografia o un cartone animato”.
    • Alterazioni della memoria: difficoltà a ricordare eventi passati, a mantenere la concentrazione o a seguire il filo del discorso. Si può avere la sensazione di vivere in un presente continuo o di non avere una storia personale. Per esempio, una persona con alterazioni della memoria potrebbe dire: “Non riesco a ricordare cosa ho fatto ieri, mi sembra che non sia successo nulla”.
    • Alterazioni della percezione: distorsioni visive, uditive, tattili, olfattive o gustative. Si possono percepire le dimensioni, le forme, i colori, i suoni, le temperature o i sapori in modo alterato o anormale. Per esempio, una persona con alterazioni della percezione potrebbe dire: “Vedo tutto ingrandito o rimpicciolito, sento dei rumori strani o delle voci che non ci sono”.

    Il trattamento più efficace per il disturbo da depersonalizzazione derealizzazione è la psicoterapia psicodinamica, che mira a esplorare le cause psicologiche del disturbo e a ristabilire un contatto con la propria identità e con la realtà. La psicoterapia psicodinamica si basa sull’analisi della relazione tra il paziente e il terapeuta, che funge da modello di relazione sicura e autentica. Attraverso il dialogo e la riflessione, il paziente può prendere coscienza dei propri conflitti interni, delle proprie emozioni represse e delle proprie difese psichiche, che sono alla base del suo distacco dalla realtà. Il terapeuta aiuta il paziente a riconoscere e ad accettare le sue parti negate o scisse, a integrare le sue esperienze traumatiche e a sviluppare una maggiore fiducia in se stesso e negli altri.

    Derealizzazione. Non riesco a credere che sia successo davvero

    Il disturbo di derealizzazione si manifesta con una sensazione di estraneità e di distacco dalla realtà, come se si fosse spettatori della propria vita e non protagonisti. Si ha la percezione di vivere in un mondo irreale, falso, alterato, in cui le cose, le persone, i luoghi appaiono diversi dal solito, privi di significato e di emozioni. Alcuni esempi di vissuti di derealizzazione sono:

    mi sembra tutto così irreale e distante. Non riesco a credere che sia successo davvero, che sia cambiato tutto in un attimo. Mi sento come se fossi in un sogno, o in un incubo, da cui non posso svegliarmi. Mi manca la vita di prima, la normalità, la sicurezza. Mi chiedo se tornerà mai tutto come prima, se riuscirò a superare questo momento difficile, se troverò la forza di andare avanti. Mi sento perso, confuso, impotente. Non so cosa fare, cosa pensare, cosa sperare. La derealizzazione è un meccanismo di difesa psichica che si attiva quando la realtà è troppo dolorosa o minacciosa da affrontare. Si tratta di una forma di dissociazione, cioè di separazione tra le diverse parti della personalità e della coscienza.

    La psicoanalisi interpreta la derealizzazione come una regressione a uno stadio infantile in cui il bambino non ha ancora acquisito il senso di realtà e vive in un mondo fantastico e onnipotente. In questo modo, il soggetto cerca di proteggersi dal trauma e dal conflitto interno che lo genera. Il disturbo di derealizzazione può essere trattato con una psicoterapia mirata a ristabilire il contatto con la realtà e a elaborare le emozioni associate agli eventi scatenanti. La psicoterapia può aiutare il paziente a comprendere le cause della sua derealizzazione e a riconoscere i suoi bisogni e i suoi desideri repressi. Inoltre, può favorire la reintegrazione delle parti dissociate della personalità e il recupero dell’identità e dell’autostima.

    Derealizzazione sintomi

    La derealizzazione è un disturbo psicologico che si caratterizza per la sensazione di estraniamento dalla realtà, come se tutto fosse irreale, falso o lontano. Si tratta di un meccanismo di difesa che si attiva in situazioni di forte stress, ansia, trauma o conflitto interiore. La persona che soffre di derealizzazione perde il contatto con la propria identità, le proprie emozioni e le proprie sensazioni corporee. Alcuni dei sintomi più comuni sono:

    • Percezione alterata del tempo, dello spazio e delle dimensioni degli oggetti. Per esempio, la persona può avere l’impressione che il tempo passi più lentamente o più velocemente del normale, che gli oggetti siano più grandi o più piccoli di quanto siano in realtà, o che le distanze siano alterate.
    • Difficoltà a concentrarsi, a ricordare e a pensare logicamente. Per esempio, la persona può avere problemi a seguire una conversazione, a ricordare cosa ha fatto o cosa deve fare, o a risolvere problemi semplici.
    • Sensazione di vivere in un sogno o in un film. Per esempio, la persona può avere la sensazione che ciò che vede o sente non sia reale, ma frutto della sua immaginazione o di una sceneggiatura.
    • Distacco emotivo e sociale. Per esempio, la persona può provare indifferenza o apatia verso se stessa e gli altri, non riuscire a provare gioia o tristezza, o isolarsi dalle relazioni affettive.
    • Paura di impazzire o di perdere il controllo. Per esempio, la persona può temere di avere una malattia mentale grave, di perdere la propria razionalità o di compiere azioni pericolose o dannose.
    • Depersonalizzazione, ovvero la sensazione di osservare se stessi da fuori. Per esempio, la persona può sentire che il proprio corpo non le appartiene, che i propri pensieri e le proprie azioni siano automatici o estranei, o che il proprio sé sia cambiato o scomparso.

    La psicologia psicodinamica interpreta la derealizzazione come una forma di dissociazione, ovvero la separazione tra la coscienza e gli aspetti della personalità che sono in conflitto o inaccettabili. La derealizzazione sarebbe quindi una difesa contro l’angoscia derivante da esperienze traumatiche, conflitti interni o bisogni insoddisfatti. Il trattamento psicodinamico mira a ristabilire l’integrazione tra le parti dissociate, attraverso la comprensione dei significati inconsci della derealizzazione e la rielaborazione delle emozioni associate.

    Come si manifesta la derealizzazione?

    La derealizzazione è una sensazione di distacco dalla realtà, come se ci si trovasse in un sogno o in un film. Si tratta di un disturbo dissociativo che può essere causato da stress, traumi, ansia, depressione, droghe o alcune condizioni mediche. Chi soffre di derealizzazione percepisce il mondo esterno come irreale, falso, sfocato o distorto. Alcuni sintomi della derealizzazione sono:

    • Difficoltà a concentrarsi, a ricordare o a pensare chiaramente
    • Sensazione di estraneità verso se stessi, il proprio corpo o le proprie emozioni
    • Alterazione della percezione del tempo, dello spazio o delle dimensioni degli oggetti
    • Sensazione di essere osservati o controllati da una forza esterna
    • Perdita di interesse o di empatia verso le altre persone o le situazioni
    • Paura di impazzire o di perdere il controllo

    La psicologia psicodinamica interpreta la derealizzazione come un meccanismo di difesa inconscio che serve a proteggere il sé da esperienze emotive troppo intense o dolorose. La derealizzazione sarebbe quindi una forma di fuga dalla realtà che permette di evitare il conflitto interno tra i bisogni e i desideri del sé e le aspettative e le norme sociali. Alcuni esempi di situazioni che possono scatenare la derealizzazione sono:

    • Essere vittime o testimoni di violenza, abusi, catastrofi o eventi traumatici
    • Vivere situazioni di isolamento, solitudine, alienazione o emarginazione sociale
    • Avere conflitti irrisolti con se stessi, con gli altri o con l’ambiente
    • Subire pressioni eccessive, stress lavorativo, ansia da prestazione o burnout
    • Assumere sostanze psicoattive come alcol, cannabis, LSD o ecstasy

    Derealizzazione ansia

    La derealizzazione è un disturbo psicologico che si caratterizza per la sensazione di estraniamento dalla realtà, come se tutto fosse irreale, falso o lontano. Si tratta di un meccanismo di difesa che si attiva in situazioni di forte ansia, stress o trauma, per proteggere la mente da un sovraccarico emotivo. L’ansia è una reazione emotiva che si manifesta quando si percepisce una minaccia o un pericolo, reale o immaginario, che mette a rischio il proprio benessere fisico o psicologico. L’ansia può essere utile per prepararsi ad affrontare le sfide della vita, ma quando diventa eccessiva o cronica può interferire con il normale funzionamento della persona e causare vari disturbi, tra cui la derealizzazione. La derealizzazione può manifestarsi in diversi modi, a seconda della persona e del contesto.

    Alcuni dei sintomi più comuni sono:

    • Perdita di contatto con se stessi, con il proprio corpo, i propri pensieri e le proprie emozioni.
    • Alterazione della percezione del tempo, dello spazio e dei sensi.
    • Difficoltà a concentrarsi, a ricordare e a pensare logicamente.
    • Sensazione di vivere in un sogno, in un film o in una realtà virtuale.
    • Distacco emotivo dagli altri e dall’ambiente circostante.
    • Paura di impazzire o di perdere il controllo.

    Un esempio di derealizzazione potrebbe essere quello di una persona che, dopo aver subito un incidente stradale, si sente come se non fosse successo nulla, come se stesse osservando la scena da fuori, senza provare alcuna emozione. Un altro esempio potrebbe essere quello di una persona che, a causa dell’ansia da prestazione, si sente come se il suo esame non fosse reale, come se stesse recitando una parte senza coinvolgimento. La psicologia psicodinamica interpreta la derealizzazione come una forma di dissociazione, ovvero una separazione tra la coscienza e l’inconscio. Questa separazione avrebbe lo scopo di difendere il sé da conflitti interni irrisolti, legati a esperienze traumatiche o a bisogni insoddisfatti. La derealizzazione sarebbe quindi un modo per evitare di affrontare le proprie emozioni dolorose, ma allo stesso tempo impedirebbe una crescita personale e una relazione autentica con gli altri.

    Depersonalizzazione sintomi e cura

    La depersonalizzazione è un disturbo psicologico caratterizzato da una perdita di contatto con la propria identità, i propri sentimenti e le proprie sensazioni. Chi soffre di depersonalizzazione si sente estraneo a se stesso, come se fosse un osservatore esterno della propria vita. Per esempio, una persona con depersonalizzazione potrebbe guardare le proprie mani e non riconoscerle come sue, o sentire la propria voce come se provenisse da un’altra persona.

    I sintomi più comuni della depersonalizzazione sono:

    • Sensazione di irrealtà o di sognare
    • Distacco emotivo o indifferenza
    • Alterazione della percezione del tempo, dello spazio e del corpo
    • Difficoltà a ricordare il passato o a progettare il futuro
    • Sensazione di non avere il controllo delle proprie azioni o dei propri pensieri
    • Difficoltà a riconoscere il proprio riflesso o la propria voce

    La depersonalizzazione può essere causata da vari fattori, tra cui:

    • Traumi psicologici o fisici
    • Stress cronico o acuto
    • Abuso di sostanze psicoattive
    • Disturbi d’ansia, depressivi o dissociativi
    • Condizioni mediche come epilessia, sclerosi multipla o tumori cerebrali

    La cura della depersonalizzazione dipende dalla causa e dalla gravità del disturbo. In generale, si consiglia una psicoterapia psicodinamica, che mira a esplorare e risolvere i conflitti inconsci che hanno portato alla perdita di identità. La psicoterapia psicodinamica aiuta il paziente a ristabilire un legame con se stesso, con le proprie emozioni e con la realtà. In alcuni casi, può essere utile anche l’uso di farmaci antidepressivi o ansiolitici, sotto controllo medico.

    Depersonalizzazione depressione

    La depersonalizzazione è un disturbo psicologico che si caratterizza per una perdita di contatto con la propria identità, i propri sentimenti e le proprie sensazioni. Chi soffre di depersonalizzazione si sente estraneo a se stesso, come se fosse un osservatore esterno della propria vita. La depressione è una condizione di umore basso, tristezza, senso di colpa e disperazione, che interferisce con il normale funzionamento quotidiano. Chi soffre di depressione ha difficoltà a provare gioia, interesse, motivazione e speranza. Spesso, la depersonalizzazione e la depressione si accompagnano, creando un quadro clinico complesso e invalidante. Che cosa significa soffrire di depersonalizzazione e depressione? Significa vivere in uno stato di alienazione da se stessi e dal mondo, in cui si perde il senso di chi si è, cosa si vuole e cosa si prova. Significa anche avere una visione negativa di se stessi, degli altri e del futuro, in cui si ritiene di non avere valore, di non meritare amore e di non avere prospettive. Significa sentirsi soli, incompresi, impotenti e senza speranza.

    Come si manifesta la depersonalizzazione e la depressione? Si manifesta con una serie di sintomi fisici, cognitivi ed emotivi, che variano da persona a persona. Tra i sintomi fisici ci sono: stanchezza cronica, insonnia o ipersonnia, perdita o aumento dell’appetito, disturbi gastrointestinali, cefalea, palpitazioni. Tra i sintomi cognitivi ci sono: difficoltà di concentrazione, memoria e apprendimento, pensieri negativi e ossessivi, idee di morte o suicidio, sensazione di irrealtà o distorsione della realtà. Tra i sintomi emotivi ci sono: anedonia (incapacità di provare piacere), apatia (mancanza di interesse e motivazione), ansia (preoccupazione eccessiva e ingiustificata), paura (senso di minaccia e pericolo), rabbia (ostilità e aggressività), vergogna (senso di inferiorità e colpa).

    Esempi di depersonalizzazione e depressione sono: sentirsi come se si fosse in un film o in un sogno, non riconoscersi allo specchio o nella propria voce, non sentire le proprie emozioni o provare emozioni inappropriate, non avere ricordi personali o sentirli come estranei, non avere un’identità stabile o coerente, sentirsi vuoti o privi di significato, non avere obiettivi o progetti per il futuro, non avere relazioni soddisfacenti o sentirsi isolati dagli altri. La psicologia psicodinamica è un approccio terapeutico che si basa sull’analisi dell’inconscio, dei conflitti interni e delle relazioni passate e presenti. Secondo la psicologia psicodinamica, la depersonalizzazione e la depressione sono il risultato di una difesa psichica contro il dolore emotivo derivante da traumi infantili, esperienze negative o bisogni insoddisfatti. La depersonalizzazione sarebbe un modo per evitare di affrontare le proprie emozioni negative, mentre la depressione sarebbe un modo per esprimere il proprio malessere interiore. Il trattamento psicodinamico mira a favorire la presa di coscienza dei propri conflitti inconsci, a elaborare le proprie esperienze traumatiche e a sviluppare una maggiore autostima e capacità relazionale.

    La dispercezione e la psicopatologia

    La dispercezione è un termine che indica una distorsione della percezione sensoriale, cioè una alterazione del modo in cui una persona interpreta le informazioni provenienti dai sensi. La dispercezione può essere causata da vari fattori, tra cui droghe, alcol, stress, traumi, malattie neurologiche o psichiatriche. Per esempio, una persona che assume LSD può avere allucinazioni visive o uditive che non corrispondono alla realtà. Oppure, una persona che soffre di schizofrenia può avere deliri paranoici o mistici che alterano il suo giudizio. La psicopatologia è lo studio dei disturbi mentali, delle loro cause, dei loro sintomi e dei loro trattamenti. La psicopatologia si occupa di analizzare e classificare le diverse forme di sofferenza psichica, cercando di comprenderne i meccanismi e le possibili soluzioni. La dispercezione e la psicopatologia sono due concetti strettamente legati, in quanto spesso i disturbi mentali si manifestano con alterazioni della percezione che influenzano negativamente il rapporto con la realtà e con se stessi. Alcuni esempi di dispercezioni sono le allucinazioni, le illusioni, i deliri, le depersonalizzazioni e le derealizzazioni. Per esempio, una persona che ha una depersonalizzazione può sentirsi estranea al proprio corpo o alla propria identità. Oppure, una persona che ha una derealizzazione può percepire il mondo esterno come irreale o fittizio.

    Come nascono le dispercezioni?

    Le dispercezioni sono distorsioni della percezione che si verificano quando il cervello interpreta in modo errato gli stimoli sensoriali provenienti dall’ambiente. Un esempio di dispercezione è l’allucinazione, che consiste nella percezione di qualcosa che non esiste nella realtà. Un altro esempio è l’illusione, che consiste nella percezione distorta di qualcosa che esiste nella realtà. La differenza tra dispercezione e illusione è che la prima non ha una corrispondenza oggettiva con lo stimolo, mentre la seconda sì. Le dispercezioni possono essere causate da diversi fattori, tra cui: alterazioni dello stato di coscienza, effetti di sostanze psicoattive, condizioni psichiatriche, stress, trauma, suggestione, aspettative, pregiudizi, emozioni.

    Altri tipi di dispercezioni sono: la pareidolia, che consiste nella percezione di forme familiari in oggetti casuali; la sinestesia, che consiste nella percezione di un senso attraverso un altro; l’agnosia, che consiste nell’incapacità di riconoscere oggetti familiari; la prosopagnosia, che consiste nell’incapacità di riconoscere i volti. Le dispercezioni possono avere conseguenze positive o negative sulla vita delle persone, a seconda del contesto e del significato che esse attribuiscono alle loro esperienze. La dispercezione corporea è una forma particolare di dispercezione che riguarda la rappresentazione soggettiva del proprio corpo. Si tratta di un fenomeno comune nella popolazione generale e anche in diverse condizioni cliniche, come il disturbo da dismorfismo corporeo, i disturbi alimentari e l’obesità.

    La dispercezione corporea può manifestarsi come una visione distorta del corpo o come una insoddisfazione nei confronti del proprio aspetto fisico. Questo può portare a sentimenti negativi come vergogna, disgusto, ansia e disprezzo e a comportamenti problematici come il body checking, il confronto con gli altri o l’uso eccessivo di cosmetici. Alcune complicazioni associate alla dispercezione corporea sono: problemi di autostima, isolamento sociale, depressione, pensieri o comportamenti suicidi, disturbi d’ansia, disturbo ossessivo compulsivo, problemi nell’alimentazione e abuso di sostanze.

    Anoressia, bulimia e dispercezione corporea

    L’anoressia, la bulimia e la dispercezione corporea sono disturbi alimentari che possono avere gravi conseguenze sulla salute fisica e mentale di chi ne soffre. Questi disturbi sono caratterizzati da una preoccupazione eccessiva per il peso, la forma e l’immagine del proprio corpo, che porta a comportamenti alimentari anomali, come il digiuno, il vomito autoindotto, l’abuso di lassativi o diuretici, o l’alternanza di episodi di restrizione e abbuffate. Per esempio, una persona anoressica può rifiutare di mangiare anche quando ha fame, pesarsi più volte al giorno, isolarsi dagli altri e negare la propria condizione.

    Una persona bulimica può invece mangiare in modo compulsivo grandi quantità di cibo, per poi provocarsi il vomito o assumere farmaci per eliminare le calorie ingerite. Una persona con dispercezione corporea può percepire il proprio corpo in modo distorto, vedendosi grassa anche quando è magra o viceversa. Le persone affette da questi disturbi hanno spesso una bassa autostima, un senso di colpa, una paura irrazionale di ingrassare e una difficoltà a riconoscere i propri bisogni e le proprie emozioni. L’anoressia, la bulimia e la dispercezione corporea non sono scelte volontarie, ma malattie che richiedono un intervento specialistico multidisciplinare, che comprenda sia un supporto psicologico che una terapia nutrizionale. Questi disturbi possono essere superati con un percorso terapeutico adeguato, che aiuti la persona a ristabilire un rapporto sano con il cibo e con se stessa.

    Massimo Franco
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