Fantasma psicologia. I fantasmi nella nostra mente come ci condizionano.

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    I fantasmi nella nostra mente sono le tracce emotive e cognitive che si formano a partire dalle nostre esperienze infantili, soprattutto quelle relazionali con le figure significative. Questi fantasmi possono influenzare il nostro modo di pensare, sentire e agire, anche se non ne siamo consapevoli.

    La psicologia psicodinamica e la psicoanalisi si occupano di esplorare e interpretare i fantasmi nella nostra mente, al fine di aiutarci a conoscerli, elaborarli e liberarcene se sono fonte di sofferenza o limitazione.

    Attraverso il dialogo con un terapeuta esperto, possiamo scoprire come i fantasmi nella nostra mente condizionano le nostre scelte, le nostre relazioni e il nostro senso di identità, e come possiamo trasformarli in risorse per il nostro benessere.

    Per esempio, una persona che ha vissuto un’infanzia caratterizzata da abbandono o rifiuto potrebbe avere il fantasma di non essere degna di amore o di fiducia, e questo potrebbe portarla a evitare o sabotare le relazioni affettive da adulta.

    Un’altra persona che ha subito violenze o umiliazioni potrebbe avere il fantasma di essere impotente o inadeguata, e questo potrebbe influenzare la sua autostima e le sue aspirazioni professionali. Questi fantasmi possono essere riconosciuti e modificati attraverso un percorso terapeutico che li renda consapevoli e li metta in discussione.

    Fantasia, fantasma e fantasmagoria

    In questo testo vogliamo esaminare come la psicologia psicodinamica e la psicoanalisi interpretano i fenomeni della fantasia, del fantasma e della fantasmagoria, che sono tutti legati alla capacità umana di immaginare e di creare mondi possibili.

    Per fantasia intendiamo una rappresentazione mentale di un desiderio inconscio, che può essere più o meno consapevole, e che può cambiare a seconda delle circostanze e delle persone.

    Il fantasma, invece, è una fantasia più rigida e ripetitiva, che nasce da una mancanza o da un trauma vissuti nel passato, e che serve a difenderci o a compensarci da una sofferenza.

    La fantasmagoria, infine, è un’illusione ottica che proietta immagini fantastiche su uno schermo o su una superficie, e che ha un forte impatto emotivo e simbolico. La fantasmagoria è stata inventata nel XVIII secolo da alcuni scienziati e artisti che volevano stupire il pubblico con effetti speciali e spettacoli di magia.

    Oggi la fantasmagoria può essere usata in ambito clinico e terapeutico per stimolare la creatività e l’espressione dei pazienti.

    Per esempio, si può creare una fantasmagoria personalizzata per il paziente, basata sui suoi interessi, sulle sue paure, sui suoi sogni, e poi farla commentare al paziente stesso o al gruppo. In questo modo si può favorire la comunicazione, la riflessione, la catarsi e la trasformazione dei contenuti psichici.

    Nel processo psicoanalitico, la fantasia, il fantasma e la fantasmagoria sono strumenti importanti per capire il funzionamento psichico e la dinamica dei conflitti interni. Essi ci permettono anche di esplorare le potenzialità creative dell’individuo e del gruppo.

    I fantasmi nella nostra mente

    I fantasmi nella nostra mente sono una realtà psicologica che merita attenzione e cura. Essi rappresentano le tracce delle nostre esperienze passate che non siamo riusciti a elaborare o a risolvere, e che continuano a influire sul nostro presente.

    I fantasmi possono assumere diverse forme, come ad esempio:

    Eventi traumatici o dolorosi che ci generano angoscia, paura o rabbia. Un esempio clinico è il disturbo post-traumatico da stress, che si manifesta quando una persona ha vissuto o assistito a un evento estremamente stressante, come una guerra, un attentato, un incidente o uno stupro, e non riesce a superare il trauma. La persona rivive continuamente l’evento, evita situazioni che lo ricordano, ha incubi, insonnia, irritabilità e iperattivazione.

    Emozioni represse o negate che ci portano insoddisfazione, tristezza o ansia. Un esempio clinico è la depressione, che si manifesta quando una persona non riesce a esprimere o a gestire le proprie emozioni negative, come la tristezza, la rabbia, il senso di colpa o la vergogna. La persona si sente vuota, apatica, disperata e priva di interesse per la vita.

    Credenze limitanti o distorte che ci fanno percepire inadeguati, colpevoli o inferiori. Un esempio clinico è il disturbo d’ansia sociale, che si manifesta quando una persona ha una paura eccessiva e irrazionale di essere giudicata negativamente dagli altri in situazioni sociali, come parlare in pubblico, fare nuove conoscenze, mangiare o bere in presenza di altre persone. La persona si sente inadeguata, inferiore e incapace di affrontare le situazioni sociali.

    Relazioni conflittuali o insoddisfacenti che ci fanno sperimentare dipendenza, gelosia o rancore. Un esempio clinico è il disturbo borderline di personalità, che si manifesta quando una persona ha un’instabilità emotiva e relazionale, alternando sentimenti di amore e odio verso le persone significative della sua vita. La persona teme l’abbandono e cerca disperatamente l’approvazione degli altri, ma allo stesso tempo li respinge con comportamenti impulsivi, aggressivi o autolesionistici.

    Questi fantasmi ci condizionano nel presente, determinando il nostro modo di pensare, sentire e agire. Spesso, non siamo consapevoli della loro presenza, ma li esprimiamo attraverso sintomi, comportamenti o relazioni problematiche.

    La psicologia psicodinamica e la psicoanalisi sono due approcci che ci offrono la possibilità di scoprire e di comprendere i nostri fantasmi, indagando gli aspetti inconsci della nostra personalità. Con l’aiuto di un terapeuta, possiamo affrontare i nostri fantasmi, dare un significato alle nostre esperienze e alle nostre emozioni, e trovare il modo di liberarcene o di accettarli. In questo modo, possiamo trasformare le nostre paure, le nostre presenze inquietanti e le nostre ombre minacciose, in opportunità di crescita, cambiamento e benessere.

    Fantasmi interiori: che cosa sono

    I fantasmi interiori sono quelle paure, insicurezze, traumi o rimorsi che ci tormentano e ci impediscono di vivere serenamente. Spesso sono il frutto di esperienze negative, conflitti irrisolti, aspettative deluse o sensi di colpa.

    Ma perché diamo forma ai nostri fantasmi interiori? Cosa ci spinge a creare delle immagini mentali che ci fanno soffrire?

    Una possibile spiegazione è che i fantasmi interiori sono un modo per elaborare le nostre emozioni e cercare di dare un senso a ciò che ci è accaduto.

    Attraverso le immagini mentali, possiamo rivivere le situazioni che ci hanno ferito, provare a capire cosa è andato storto, immaginare come avremmo potuto agire diversamente o come vorremmo che fossero andate le cose. In questo modo, i fantasmi interiori possono avere una funzione catartica, cioè di liberazione emotiva.

    Tuttavia, i fantasmi interiori possono diventare anche dei nemici, se non siamo in grado di gestirli e superarli.

    Se le immagini mentali diventano troppo frequenti, intense o invasive, possono interferire con la nostra vita presente, generando ansia, depressione, stress o fobie. In questo caso, i fantasmi interiori possono avere una funzione patologica, cioè di disturbo psicologico.

    Per questo, è importante saper riconoscere i nostri fantasmi interiori e affrontarli in modo costruttivo. Non si tratta di negarli o reprimere le nostre emozioni, ma di accettarle e trasformarle in opportunità di crescita personale. Per farlo, possiamo ricorrere all’aiuto di un professionista, di un amico fidato o di una tecnica di rilassamento. L’obiettivo è quello di liberarci dai nostri fantasmi interiori e ritrovare la pace interiore.

    Fantasmi interiori in psicoterapia

    Un esempio di come i fantasmi interiori possano essere affrontati in modo costruttivo è la psicoterapia psicodinamica. Si tratta di un approccio che mira a esplorare il significato inconscio dei nostri comportamenti, pensieri ed emozioni, e a scoprire le origini dei nostri conflitti interni.

    Attraverso il rapporto con il terapeuta, il paziente può prendere coscienza dei suoi fantasmi interiori e delle loro conseguenze sulla sua vita presente. In questo modo, può elaborare le sue esperienze passate e attuali, modificare i suoi schemi mentali disfunzionali e sviluppare nuove risorse personali.

    Per illustrare meglio questo processo terapeutico, possiamo fare alcuni esempi clinici.

    Un primo esempio è quello di Marco, un uomo di 40 anni che soffre di attacchi di panico da quando ha perso il lavoro a causa della pandemia. Marco ha sempre avuto paura di non essere all’altezza delle aspettative degli altri e di fallire nella vita. Questa paura si è trasformata in un fantasma interiore che lo perseguita ogni volta che deve affrontare una situazione nuova o difficile.

    Nella terapia psicodinamica, Marco ha scoperto che il suo fantasma interiore ha origine da una relazione conflittuale con il padre, che lo criticava spesso e lo svalutava. Attraverso il dialogo con il terapeuta, Marco ha potuto rielaborare il suo rapporto con il padre e con se stesso, riconoscendo i suoi punti di forza e le sue potenzialità.

    In questo modo, ha ridotto la frequenza e l’intensità degli attacchi di panico e ha migliorato la sua autostima.

    Un secondo esempio è quello di Laura, una donna di 35 anni che soffre di depressione da quando ha subito un aborto spontaneo. Laura si sente in colpa per aver perso il bambino e pensa di non meritare la felicità. Questo senso di colpa si è trasformato in un fantasma interiore che la rende triste e apatica.

    Nella terapia psicodinamica, Laura ha scoperto che il suo fantasma interiore ha origine da una relazione ambivalente con la madre, che le trasmetteva il senso di essere una figlia indesiderata e inadeguata. Attraverso il dialogo con il terapeuta, Laura ha potuto rielaborare il suo rapporto con la madre e con se stessa, accettando il suo lutto e il suo desiderio di maternità. In questo modo, ha recuperato la voglia di vivere e di progettare il futuro.

    Un terzo esempio è quello di Luca, un ragazzo di 25 anni che soffre di fobia sociale da quando è stato vittima di bullismo a scuola. Luca ha sempre avuto paura di essere giudicato, rifiutato o umiliato dagli altri.

    Questa paura si è trasformata in un fantasma interiore che lo rende timido e isolato. Nella terapia psicodinamica, Luca ha scoperto che il suo fantasma interiore ha origine da una relazione traumatica con i suoi compagni di classe, che lo prendevano in giro e lo escludevano.

    Attraverso il dialogo con il terapeuta, Luca ha potuto rielaborare il suo rapporto con i suoi aguzzini e con se stesso, affrontando le sue paure e le sue ferite. In questo modo, ha aumentato la sua fiducia e la sua assertività.

    Un quarto esempio è quello di Sara, una donna di 30 anni che soffre di disturbo ossessivo-compulsivo da quando ha subito un incidente stradale. Sara ha sempre avuto bisogno di controllare tutto e di seguire delle regole rigide. Questo bisogno si è trasformato in un fantasma interiore che la costringe a ripetere dei rituali ossessivi per evitare delle catastrofi.

    Nella terapia psicodinamica, Sara ha scoperto che il suo fantasma interiore ha origine da una relazione ansiosa con i suoi genitori, che le trasmettevano il senso di essere in pericolo e di dover essere perfetta. Attraverso il dialogo con il terapeuta, Sara ha potuto rielaborare il suo rapporto con i suoi genitori e con se stessa, riducendo il suo bisogno di controllo e le sue compulsioni.

    L’immaginazione mentale

    L’immaginazione mentale è un processo cognitivo che coinvolge la creazione e la manipolazione di immagini mentali. Queste sono rappresentazioni mentali che hanno una forma visiva e che possono essere basate su esperienze reali o generate da stimoli interni. L’immaginazione mentale ha diverse funzioni, tra cui il problem solving, la pianificazione, la creatività, la memoria e l’emozione.

    L’immaginazione mentale può influenzare il nostro stato emotivo, sia positivamente che negativamente, a seconda del contenuto e della valenza delle immagini mentali. Per questo motivo, l’immaginazione mentale è spesso utilizzata come strumento terapeutico in ambito psicologico, per aiutare le persone a modificare le proprie emozioni e i propri comportamenti.

    Esistono diverse tecniche dell’immaginazione mentale, come la visualizzazione guidata, l’immaginazione emotiva, l’immaginazione simbolica e l’immaginazione creativa. Queste tecniche consistono nel richiamare o generare immagini mentali con uno scopo specifico, ad esempio rilassarsi, affrontare una situazione difficile, esprimere un sentimento o trovare una soluzione.

    Ad esempio, una persona che soffre di ansia sociale potrebbe immaginare di parlare in pubblico con sicurezza e ricevere feedback positivi dal pubblico, oppure una persona che vuole smettere di fumare potrebbe immaginare le conseguenze negative del fumo sulla sua salute e sul suo aspetto fisico. Le immagini mentali possono avere anche un significato simbolico, che riflette le nostre credenze, i nostri valori e i nostri obiettivi.

    Le immagini simboliche possono favorire il dialogo interiore e la connessione tra pensiero, sentimento e azione. Le immagini simboliche possono anche essere fonte di ispirazione e di trasformazione personale. Un esempio di immagine simbolica è quello del sole che sorge, che può rappresentare la speranza, il rinnovamento, la vitalità o la spiritualità.

    In psicoanalisi, l’immagine mentale è considerata come una forma di espressione dell’inconscio, che si manifesta nei sogni, nelle fantasie, nei lapsus e negli atti mancati. L’immagine mentale in psicoanalisi ha una valenza affettiva ed emotiva e può contenere elementi repressi o conflittuali che il paziente non riesce a verbalizzare.

    Il compito del terapeuta è quello di interpretare il significato latente delle immagini mentali del paziente e di aiutarlo a prendere coscienza dei suoi desideri, dei suoi conflitti e delle sue difese . Un esempio di immagine mentale in psicoanalisi è quello del serpente, che può simboleggiare la sessualità, l’aggressività, il peccato o la trasformazione.

    L’uso dell’immaginazione mentale in ambito clinico e psicoterapeutico si basa sul presupposto che le immagini mentali abbiano un impatto maggiore sulle emozioni rispetto alle parole e che possano attivare le stesse aree cerebrali coinvolte nell’esperienza reale.

    In questo modo, l’immaginazione mentale può favorire la rielaborazione di eventi traumatici o difficili, la soddisfazione di bisogni emotivi frustrati, la regolazione delle emozioni negative e il potenziamento delle emozioni positive. L’immaginazione mentale può anche facilitare il cambiamento cognitivo e comportamentale, stimolando nuove prospettive e soluzioni .

    L’uso delle immagini mentali in psicologia

    Un altro aspetto importante dell’uso delle immagini mentali in psicologia è la loro funzione di facilitare l’accesso alle emozioni e ai vissuti soggettivi del paziente. Le immagini mentali, infatti, sono spesso cariche di significati affettivi e personali, che possono essere esplorati e compresi attraverso il dialogo con il terapeuta o con altre persone significative.

    Le immagini mentali possono anche essere usate per modificare le emozioni negative o disfunzionali, sostituendole con altre più positive o adattive, o per rafforzare le risorse e le capacità del paziente.

    Alcuni esempi di tecniche che usano le immagini mentali per la regolazione emotiva sono:

    La “Ristrutturazione cognitiva guidata dalle immagini” di Smucker e altri (1995), che consiste nel far rivivere al paziente un ricordo traumatico e poi farlo modificare con immagini più realistiche e positive; La “Tecnica della sedia vuota” di Perls (1969), che prevede di far dialogare il paziente con una parte di sé o con una persona significativa, rappresentata da una sedia vuota, usando le immagini mentali per facilitare l’espressione e la comprensione dei sentimenti;

    La “Visualizzazione positiva” di Seligman (1990), che consiste nel far immaginare al paziente situazioni desiderate o obiettivi raggiunti, per aumentare la motivazione e l’ottimismo; La “Mindfulness” di Kabat-Zinn (1990), che insegna al paziente a focalizzare l’attenzione sul momento presente, usando le immagini mentali per rilassarsi e accettare le proprie esperienze senza giudicarle;

    La “Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari” (EMDR) di Shapiro (1989), che si basa sull’uso delle immagini mentali associate a stimoli visivi, uditivi o tattili, per elaborare i traumi e ridurre il loro impatto emotivo; La “Tecnica dell’immagine-guida” di Leuner (1969), che consiste nel far emergere dal paziente delle immagini spontanee, che vengono poi interpretate e trasformate dal terapeuta in base alle sue indicazioni.

    L’uso delle immagini mentali ha anche una lunga tradizione nella psicoanalisi, che ha sempre attribuito un ruolo fondamentale all’immaginazione e alla fantasia nella formazione della personalità e nella dinamica dei conflitti inconsci.

    Freud (1900) ha considerato le immagini mentali come i contenuti manifesti dei sogni, che nascondono i desideri repressi del sogno latente. Jung (1916) ha introdotto il concetto di immagini archetipiche, che rappresentano i simboli universali dell’inconscio collettivo.

    Lacan (1966) ha distinto tra l’immaginario, il registro psichico dominato dalle immagini speculari e narcisistiche, e il simbolico, il registro psichico regolato dal linguaggio e dalla legge del padre. Winnicott (1971) ha sottolineato l’importanza del gioco e della creatività nell’uso delle immagini mentali, che permettono al bambino di stabilire una relazione con la realtà esterna attraverso gli oggetti transizionali.

    Oggi, molti psicoanalisti usano le immagini mentali come uno strumento per favorire l’associazione libera, la rêverie, la trasformazione onirica e la costruzione del transfert e del controtransfert. Le immagini mentali, quindi, sono uno strumento potente e versatile per la psicologia e la psicoterapia, che permette di intervenire su diversi livelli della mente umana: cognitivo, emotivo, simbolico, corporeo.

    L’uso delle immagini mentali richiede però una certa abilità da parte del terapeuta e del paziente, che devono essere in grado di generare, mantenere, manipolare e comunicare le immagini in modo efficace e appropriato. Inoltre, l’uso delle immagini mentali deve essere sempre integrato con altre modalità terapeutiche, come il colloquio verbale, il feedback, il rinforzo, l’esposizione, ecc. L’uso delle immagini mentali non è una panacea, ma una risorsa da utilizzare con criterio e consapevolezza.

    Il fantasma interiore del senso di colpa

    Il senso di colpa è un fantasma che ci perseguita fin dall’infanzia, quando abbiamo subito delle situazioni di abbandono o di violenza da parte dei nostri genitori o di chi si occupava di noi.

    Questo fantasma si nutre della nostra convinzione che siamo noi i responsabili di quello che ci è successo, che non siamo stati abbastanza bravi, abbastanza degni, abbastanza amabili.

    Questa convinzione nasce dal fatto che, da bambini, abbiamo idealizzato i nostri genitori, attribuendogli il ruolo di protettori e di modelli perfetti. Non potevamo accettare che fossero loro a sbagliare, a mancare di amore, a farci del male. Così, abbiamo interiorizzato la colpa, pensando che fosse nostra.

    Questo fantasma ci accompagna per tutta la vita, influenzando le nostre scelte, le nostre relazioni, la nostra autostima. Ci fa sentire inadeguati, indegni, incapaci. Ci impedisce di vivere appieno la nostra vita, di esprimere il nostro potenziale, di realizzare i nostri sogni.

    In psicoterapia psicodinamica, il fantasma del senso di colpa viene affrontato attraverso un processo di esplorazione delle origini e delle conseguenze di questo sentimento. Il terapeuta aiuta il paziente a comprendere come il senso di colpa sia legato alle sue esperienze infantili e alle sue relazioni con i genitori.

    Il terapeuta aiuta anche il paziente a rielaborare le sue emozioni e i suoi conflitti interni, a modificare le sue credenze irrazionali e a sviluppare una maggiore autostima e autoaccettazione. Il terapeuta sostiene il paziente nel suo percorso di liberazione dal fantasma del senso di colpa e nel suo recupero del benessere psicologico.

    Per esempio, un paziente che ha subito delle violenze fisiche da parte del padre potrebbe aver sviluppato un senso di colpa per aver provocato quelle reazioni violente o per non averle sapute evitare. Questo senso di colpa potrebbe portarlo a sentirsi indegno di amore e rispetto, a farsi maltrattare dagli altri o a isolarsi per paura di essere ferito.

    In terapia, il paziente potrebbe scoprire che la violenza del padre non era causata da lui, ma da problemi personali del genitore, come l’alcolismo o la depressione. Il paziente potrebbe anche capire che il padre non era un modello perfetto da imitare o da temere, ma una persona con delle fragilità e delle difficoltà. Il paziente potrebbe quindi iniziare a liberarsi dalla colpa e a riconoscere il suo valore e i suoi diritti.

    Il fantasma interiore che si incarna

    L’incarnazione del fantasma interiore è un processo psicologico in cui l’individuo, per liberarsi dalla sensazione di colpa che lo tormenta, cerca di trasformare il suo conflitto interno in un conflitto esterno.

    In questo modo, egli attribuisce al suo comportamento immorale la causa della sua sofferenza, invece di riconoscere la sua responsabilità emotiva. Si tratta di una forma di difesa che mira a ridurre l’angoscia, ma che in realtà la aumenta.

    Questo meccanismo si attiva quando l’individuo non riesce a elaborare il suo fantasma interiore, cioè la rappresentazione mentale di ciò che ha fatto o avrebbe voluto fare e che lo fa sentire in colpa. Il fantasma interiore è spesso legato a esperienze traumatiche o conflittuali vissute nell’infanzia o nell’adolescenza, che hanno lasciato un’impronta negativa sul senso di sé e sul rapporto con gli altri.

    L’individuo, invece di affrontare il suo fantasma interiore e di cercare di comprenderlo e integrarlo, lo proietta all’esterno e lo incarna in situazioni reali che riproducono il suo conflitto.

    Così facendo, egli si mette nella posizione di vittima o di carnefice, a seconda dei casi, e si confronta con persone o eventi che rappresentano il suo fantasma. Questo gli dà l’illusione di avere il controllo sulla situazione e di poter risolvere il problema con azioni concrete.

    Tuttavia, questo comportamento non fa altro che alimentare il circolo vizioso della colpa, perché l’individuo non riesce a riconciliarsi con se stesso e con gli altri. Inoltre, egli si espone a conseguenze negative che possono danneggiare la sua vita personale, sociale e professionale.

    L’incarnazione del fantasma interiore è quindi una strategia fallimentare che impedisce all’individuo di crescere e di guarire dalle sue ferite psichiche.

    Per uscire da questo schema distruttivo, l’individuo ha bisogno di un aiuto professionale che lo aiuti a rielaborare il suo fantasma interiore e a liberarsi dalla colpa.

    La psicoterapia psicodinamica è una forma di terapia che si basa sull’esplorazione del mondo interno dell’individuo e sulla comprensione dei suoi conflitti inconsci. Attraverso il rapporto con il terapeuta, l’individuo può prendere coscienza del suo fantasma interiore e delle sue origini, può esprimere le sue emozioni represse e può modificare le sue credenze irrazionali.

    In questo modo, egli può ristabilire un equilibrio tra il suo sé reale e il suo sé ideale, può accettare i suoi errori e i suoi limiti e può riparare i suoi rapporti con gli altri. La psicoterapia psicodinamica è quindi un percorso di crescita personale che favorisce la risoluzione dei problemi esistenziali e il benessere psicologico.

    Per illustrare meglio questo concetto, possiamo fare alcuni esempi clinici di persone che hanno incarnato il loro fantasma interiore:

    Marco è un uomo sposato che ha una relazione extraconiugale con una collega. Egli si sente in colpa per aver tradito sua moglie, ma non riesce a lasciare la sua amante.

    Il suo fantasma interiore è legato al fatto che da bambino ha assistito al tradimento del padre e alla sofferenza della madre. Marco ha interiorizzato il senso di colpa del padre e si identifica con lui. Incarnando il fantasma del traditore, egli cerca inconsciamente di ripetere la situazione familiare originaria e di provocare una reazione nella moglie, sperando così di risolvere il suo conflitto.

    Anna è una donna che soffre di disturbo ossessivo-compulsivo. Ella ha continui pensieri intrusivi riguardanti la possibilità di contaminarsi con germi o virus.

    Il suo fantasma interiore è legato al fatto che da adolescente ha contratto una malattia sessualmente trasmissibile a seguito di una violenza subita. Anna si sente in colpa per aver subito quella violenza e per aver messo a rischio la sua salute. Incarnando il fantasma del contaminato, ella cerca inconsciamente di punirsi per il suo trauma e di proteggersi da ulteriori aggressioni.

    Luca è un ragazzo che ha problemi di dipendenza da alcol e droghe. Egli si sente in colpa per aver deluso i suoi genitori, che hanno grandi aspettative su di lui.

    Il suo fantasma interiore è legato al fatto che da piccolo ha vissuto una situazione di abbandono da parte del padre, che lo ha lasciato per un’altra donna. Luca ha interiorizzato il senso di colpa della madre e si identifica con lei. Incarnando il fantasma dell’abbandonato, egli cerca inconsciamente di riprodurre la situazione familiare originaria e di provocare una reazione nel padre, sperando così di riconquistare il suo amore.

    Massimo Franco
    Massimo Franco
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