Amore o possessività: come distinguere tra un sentimento autentico e una forma di controllo eccessivo

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    Amore o possessività un dubbio che mina la felicità. Questa frase può riassumere il dilemma che molte persone si trovano ad affrontare quando sono coinvolte in una relazione sentimentale.

    Come distinguere tra un sentimento autentico e una forma di controllo eccessivo? Quali sono i segnali che indicano una relazione sana o tossica? E come uscire da una situazione di dipendenza emotiva che può avere conseguenze negative sulla propria salute mentale e fisica?

    In questo articolo cercheremo di rispondere a queste domande, partendo da una definizione di amore e possessività.

    L’amore è un’emozione complessa che coinvolge diversi aspetti: l’attrazione, l’affetto, la fiducia, il rispetto, la condivisione, la comunicazione, il sostegno, la crescita.

    L’amore implica anche il riconoscimento dell’altro come una persona autonoma e indipendente, con i suoi bisogni, desideri, opinioni e interessi.

    L’amore non significa rinunciare a se stessi o alla propria identità, ma integrare l’altro nella propria vita in modo armonioso e reciproco.

    La possessività, invece, è una forma di attaccamento insicuro e disfunzionale, che si basa sulla paura di perdere l’altro o di essere traditi. La possessività genera comportamenti di controllo, gelosia, manipolazione, aggressività, isolamento.

    La possessività non rispetta la libertà e la diversità dell’altro, ma cerca di assoggettarlo e di renderlo dipendente. La possessività non è amore, ma egoismo e insoddisfazione.

    Amore o possessività

    Per capire se si sta vivendo una relazione d’amore o di possessività, bisogna prestare attenzione a alcuni indicatori.

    Una relazione d’amore si caratterizza per:

    • La fiducia reciproca: si ha fiducia nell’altro e si evita di controllare i suoi spostamenti, le sue telefonate, i suoi messaggi, i suoi rapporti con gli altri. Per esempio, se il partner esce con i suoi amici o colleghi, non si sente il bisogno di chiamarlo continuamente o di chiedergli dove sia o con chi sia.
    • La comunicazione efficace: si parla apertamente dei propri sentimenti, pensieri, bisogni, aspettative, senza nascondere o mentire. Si ascolta con attenzione e rispetto quello che dice l’altro, senza interrompere o criticare. Per esempio, se si ha un problema o una preoccupazione, si cerca di esprimerla in modo chiaro e costruttivo al partner, e si accoglie il suo punto di vista con apertura e comprensione.
    • Il rispetto reciproco: si rispettano le differenze tra sé e l’altro, senza cercare di cambiarlo o di imporgli il proprio punto di vista. Si rispettano i tempi e gli spazi dell’altro, senza invadere la sua privacy o la sua individualità. Per esempio, se il partner ha un hobby o una passione diversa dalla propria, non si cerca di convincerlo a smettere o a cambiare, ma si apprezza la sua unicità e si incoraggia il suo sviluppo personale.
    • La condivisione equilibrata: si condividono momenti di intimità e di divertimento, ma anche di responsabilità e di problemi. Si cerca di trovare un equilibrio tra il tempo dedicato alla coppia e quello dedicato a se stessi e agli altri ambiti della vita (lavoro, studio, amici, famiglia). Per esempio, se si vuole trascorrere una serata romantica con il partner, ma si ha anche un impegno lavorativo o familiare importante da svolgere, si cerca di organizzare il proprio tempo in modo da soddisfare entrambe le esigenze.
    • Il sostegno reciproco: si offre il proprio aiuto e il proprio conforto all’altro quando ne ha bisogno, senza giudicare o sminuire. Si accetta il sostegno dell’altro quando si è in difficoltà, senza sentirsi in colpa o in debito. Per esempio, se il partner sta attraversando un momento difficile o stressante, si cerca di stare al suo fianco e di ascoltarlo con empatia e solidarietà, senza minimizzare o banalizzare la sua situazione.
    • La crescita reciproca: si incoraggia l’altro a realizzare i suoi obiettivi e i suoi sogni, senza ostacolarlo o invidiarlo. Si accetta il feedback dell’altro per migliorare se stessi e la relazione. Per esempio, se il partner ha un progetto o una sfida da affrontare, si cerca di sostenerlo e di motivarlo, senza mettergli pressione o competere con lui. Se il partner ci fa notare un nostro errore o una nostra mancanza, si cerca di accettarlo con umiltà e di correggerlo, senza offenderci o negarlo.

    Possessività e relazione possessiva

    La possessività è una forma di dipendenza affettiva che si manifesta con il bisogno di controllare e dominare il partner, limitandone la libertà e l’autonomia.

    La relazione possessiva è caratterizzata da una forte gelosia, da un’ansia di perdita, da una scarsa fiducia e da una bassa autostima. Il possessivo teme di essere abbandonato o tradito dal partner e cerca di impedirgli di avere rapporti con altre persone, anche amici o familiari.

    La relazione possessiva può diventare tossica e dannosa per entrambi i partner, compromettendo il loro benessere psicologico e la loro crescita personale.

    Per uscire da una relazione possessiva, è necessario riconoscere il problema, chiedere aiuto a un professionista, rafforzare la propria identità e i propri interessi, stabilire dei limiti chiari e rispettosi, comunicare in modo assertivo e costruttivo, e valorizzare le differenze e le diversità.

    Una relazione di possessività si caratterizza per:

    • La sfiducia reciproca: si sospetta sempre dell’altro e si cerca di controllare ogni suo movimento, ogni sua comunicazione, ogni sua relazione. Si teme che l’altro possa tradire o abbandonare. Per esempio, se il partner esce con i suoi amici o colleghi, si sente il bisogno di chiamarlo continuamente o di chiedergli dove sia o con chi sia, oppure di controllare il suo cellulare o i suoi social network.
    • La comunicazione inefficace: si evita di parlare dei propri sentimenti, pensieri, bisogni, aspettative, oppure si esprime tutto in modo aggressivo o passivo-aggressivo. Si ignora o si minimizza quello che dice l’altro, oppure si reagisce con rabbia o sarcasmo. Per esempio, se si ha un problema o una preoccupazione, si cerca di nasconderla o di mentire al partner, oppure si scarica su di lui la propria frustrazione e il proprio risentimento, senza ascoltare il suo punto di vista.
    • Il disprezzo reciproco: si disprezzano le differenze tra sé e l’altro, e si cerca di cambiarlo o di imporgli il proprio punto di vista. Si violano i tempi e gli spazi dell’altro, entrando nella sua privacy o nella sua individualità. Per esempio, se il partner ha un hobby o una passione diversa dalla propria, si cerca di convincerlo a smettere o a cambiare, oppure si deride o si critica la sua scelta, senza apprezzare la sua unicità e il suo sviluppo personale.
    • La dipendenza reciproca: si dipende esclusivamente dall’altro per la propria felicità e il proprio benessere, e si pretende che l’altro faccia lo stesso. Si trascura il tempo dedicato a se stessi e agli altri ambiti della vita (lavoro, studio, amici, famiglia). Per esempio, se si vuole trascorrere una serata romantica con il partner, ma si ha anche un impegno lavorativo o familiare importante da svolgere, si cerca di annullare o rimandare il proprio impegno per stare con il partner, oppure si fa sentire al partner la propria insoddisfazione o la propria gelosia per il suo impegno.
    • La manipolazione reciproca: si usa il proprio aiuto e il proprio conforto come strumenti per ottenere qualcosa dall’altro, oppure per farlo sentire in colpa o in debito. Si rifiuta il sostegno dell’altro quando si è in difficoltà, oppure si esagera la propria sofferenza per attirare la sua attenzione. Per esempio, se il partner sta attraversando un momento difficile o stressante, si cerca di approfittarne per ottenere dei favori o delle concessioni da lui, oppure per farlo sentire responsabile della propria infelicità. Se il partner ci offre il suo aiuto o il suo conforto quando siamo in difficoltà, lo rifiutiamo con orgoglio o con rancore, oppure lo accettiamo con dipendenza o con vittimismo.

    Come distinguere tra un sentimento autentico e una forma di controllo eccessivo?

    Come distinguere tra un sentimento autentico e una forma di controllo eccessivo? Questa è una domanda che molte persone si pongono quando si trovano in una relazione sentimentale. Non sempre è facile capire se il proprio partner ci ama davvero o se cerca solo di manipolarci e dominarci. Esistono alcuni segnali che possono aiutarci a riconoscere e distinguere una relazione tossica da una sana.

    Un sentimento autentico si basa sul rispetto, sulla fiducia e sulla libertà reciproca. Chi ama davvero non cerca di cambiare l’altro, ma lo accetta per come è, con i suoi pregi e i suoi difetti. Per esempio, se il tuo partner ti apprezza anche quando sei stanco, arrabbiato o triste, significa che ti ama per quello che sei.

    Chi ama davvero non impone le proprie scelte, ma le condivide, ascoltando anche il punto di vista dell’altro. Per esempio, se il tuo partner ti chiede il tuo parere prima di prendere una decisione che vi riguarda, significa che ti rispetta e ti coinvolge.

    Chi ama davvero non limita la vita sociale dell’altro, ma lo incoraggia a coltivare le sue amicizie e i suoi interessi. Per esempio, se il tuo partner ti supporta quando vuoi uscire con i tuoi amici o dedicarti a un hobby, significa che ti vuole bene e ti fa spazio.

    Una forma di controllo eccessivo, invece, si basa sull’insicurezza, sulla gelosia e sull’ossessione. Chi cerca di controllare l’altro non lo fa per amore, ma per paura di perderlo o per affermare il proprio potere. Per esempio, se il tuo partner ti controlla costantemente il telefono, i social o la posta, significa che non si fida di te e ha paura che lo tradisci.

    Chi cerca di controllare l’altro cerca di plasmarlo a sua immagine e somiglianza, criticando ogni suo comportamento o aspetto che non gli piace. Per esempio, se il tuo partner ti dice come devi vestirti, parlare o pensare, significa che non ti accetta per come sei e vuole trasformarti in qualcuno che gli piace di più.

    Chi cerca di controllare l’altro lo isola dal resto del mondo, impedendogli di avere rapporti con altre persone o di seguire le sue passioni. Per esempio, se il tuo partner ti vieta di vedere i tuoi amici o familiari, o ti impedisce di fare ciò che ti piace, significa che vuole averti tutto per sé e non ti lascia vivere.

    Quali sono i segnali che indicano una relazione sana o tossica?

    Quali sono i segnali che indicano una relazione sana o tossica? Questa è una domanda importante da porsi, soprattutto se si vuole costruire un legame duraturo e felice con il proprio partner.

    Una relazione sana si basa su alcuni principi fondamentali, come il rispetto, la fiducia, la comunicazione, il sostegno e la condivisione.

    Questi elementi permettono di creare un clima di armonia e di complicità, in cui entrambi i partner si sentono liberi di esprimere le proprie emozioni, i propri bisogni e i propri desideri, senza paura di essere giudicati o rifiutati.

    Per esempio, in una relazione sana i partner si ascoltano a vicenda, si incoraggiano a raggiungere i propri obiettivi, si apprezzano per le loro qualità e si accettano per i loro difetti.

    Una relazione tossica, invece, è caratterizzata da una serie di comportamenti negativi e dannosi, come la gelosia, il controllo, la manipolazione, la violenza, il disprezzo e l’indifferenza.

    Questi atteggiamenti creano un clima di tensione e di conflitto, in cui entrambi i partner si sentono insicuri, frustrati e infelici. Per esempio, in una relazione tossica i partner si criticano continuamente, si limitano la libertà personale, si sminuiscono le capacità e si ignorano i sentimenti.

    Una relazione tossica può avere conseguenze gravi sulla salute fisica e mentale delle persone coinvolte, compromettendo la loro autostima, la loro identità e il loro benessere.

    Come uscire da una situazione di dipendenza emotiva

    La dipendenza emotiva è una condizione psicologica in cui una persona si sente incapace di gestire le proprie emozioni e i propri bisogni senza l’aiuto o l’approvazione di un’altra persona. Questa situazione può generare sofferenza, insicurezza, ansia e dipendenza affettiva.

    Per uscire da una situazione di dipendenza emotiva, è importante riconoscere il problema e cercare un supporto professionale.

    La psicoterapia psicodinamica è un tipo di intervento psicologico che si basa sull’analisi dei processi inconsci che influenzano il comportamento e le relazioni della persona. Attraverso la psicoterapia psicodinamica, la persona può esplorare le proprie emozioni, i propri conflitti, le proprie paure e i propri desideri, e capire come questi si sono formati nel corso della sua storia personale.

    In questo modo, la persona può acquisire una maggiore consapevolezza di sé, una maggiore autostima e una maggiore autonomia emotiva. La psicoterapia psicodinamica può aiutare la persona a liberarsi dalla dipendenza emotiva e a costruire relazioni più sane ed equilibrate.

    Per esempio, una persona che dipende emotivamente dal suo partner può scoprire che questa dipendenza deriva da un’esperienza infantile di abbandono o di mancanza di affetto.

    Attraverso la psicoterapia psicodinamica, la persona può elaborare questo trauma e sviluppare una maggiore sicurezza in sé e nelle proprie capacità. In questo modo, la persona può ridurre la sua dipendenza dal partner e stabilire una relazione più paritaria e rispettosa.

    Amore possessivo come riconoscerlo

    L’amore possessivo è una forma di relazione tossica che si basa sul controllo, sulla gelosia e sull’insicurezza. Chi ama in modo possessivo non rispetta l’autonomia, la libertà e le esigenze dell’altro, ma cerca di manipolarlo, isolarlo e dominarlo.

    L’amore possessivo può essere riconosciuto da alcuni segnali, come:

    • Il partner fa pressioni per avere una relazione esclusiva e stabile in poco tempo, senza lasciare spazio alla conoscenza reciproca e alla fiducia. Per esempio, dopo pochi appuntamenti, chiede all’altro di sposarlo o di andare a vivere insieme.
    • Il partner controlla costantemente le attività, le comunicazioni e i rapporti dell’altro, chiedendo spiegazioni, prove e giustificazioni. Per esempio, controlla il telefono, il computer e i social network dell’altro, oppure lo chiama o lo segue per sapere dove si trova e con chi.
    • Il partner manifesta gelosia eccessiva e infondata, accusando l’altro di tradimento o di avere interessi per altre persone. Per esempio, si arrabbia se l’altro parla o guarda qualcuno del sesso opposto, o se riceve complimenti o attenzioni da altri.
    • Il partner impone le proprie scelte e preferenze sull’altro, limitando la sua libertà di espressione, di pensiero e di azione. Per esempio, decide cosa deve indossare, mangiare o ascoltare l’altro, o gli impedisce di studiare, lavorare o praticare un hobby.
    • Il partner critica, svaluta e umilia l’altro, minando la sua autostima e il suo senso di identità. Per esempio, lo insulta, lo deride o lo fa sentire inadeguato o inferiore.
    • Il partner isola l’altro dai suoi amici, familiari e interessi, pretendendo di essere l’unica fonte di affetto e sostegno. Per esempio, gli vieta di frequentare o contattare le persone a lui care, o lo rende dipendente da lui economicamente o emotivamente.
    • Il partner minaccia, ricatta o aggredisce l’altro, usando la violenza fisica, psicologica o sessuale. Per esempio, lo colpisce, lo ferisce o lo costringe a fare cose contro la sua volontà.

    L’amore possessivo non è amore vero, ma una forma di dipendenza emotiva che può avere conseguenze gravi per la salute e il benessere delle persone coinvolte.

    Se si riconoscono questi segnali in una relazione, è importante chiedere aiuto a un professionista o a una rete di supporto, per uscire da questo circolo vizioso e ritrovare la propria dignità e felicità.

    Possessività cos’è e come riconoscerla

    La possessività è una forma di dipendenza emotiva che si manifesta con il desiderio di controllare e dominare l’altro, impedendogli di esprimere la propria individualità e autonomia. La possessività si basa sulla paura di perdere l’oggetto d’amore, che viene considerato come una proprietà o una fonte di sicurezza.

    La possessività può essere riconosciuta da alcuni segnali, come la gelosia eccessiva, il bisogno di sapere sempre dove e con chi è il partner, le richieste di attenzioni e conferme costanti, le critiche e le accuse infondate, le limitazioni della libertà e degli spazi personali, le minacce e le aggressioni verbali o fisiche.

    Per esempio, una persona possessiva potrebbe controllare il telefono o i social network del partner, impedirgli di uscire con gli amici o la famiglia, farlo sentire in colpa se non dedica tutto il suo tempo a lei, insultarlo o picchiarlo se non obbedisce alle sue richieste.

    La possessività è dannosa sia per chi la subisce che per chi la esercita, perché impedisce una relazione sana e basata sul rispetto e sulla fiducia reciproca. Per superare la possessività è necessario lavorare sulla propria autostima, sulle proprie insicurezze e paure, e accettare che l’amore non è possesso ma condivisione.

    Essere possessivi cosa significa

    Essere possessivi cosa significa?

    Significa avere un forte attaccamento verso una persona o una cosa, al punto da volerla esclusivamente per sé e da non tollerare la sua condivisione con altri. Essere possessivi può essere una manifestazione di insicurezza, gelosia, paura dell’abbandono o di un senso di inferiorità.

    Per esempio, una persona possessiva può pretendere che il suo partner non abbia amici, che non esca senza di lei, che le renda conto di ogni sua mossa.

    Oppure, una persona possessiva può avere una gelosia morbosa per i propri figli, impedendogli di fare esperienze, di crescere e di staccarsi da lei. Essere possessivi può avere conseguenze negative sia per chi lo è, sia per chi lo subisce. Per chi è possessivo, infatti, c’è il rischio di vivere in uno stato di ansia e stress costante, di perdere la fiducia in se stesso e negli altri, di isolarsi e di rovinare le proprie relazioni.

    Per chi subisce la possessività, invece, c’è il pericolo di sentirsi oppresso, limitato, controllato e privato della propria libertà e individualità. Essere possessivi non è una forma d’amore, ma una distorsione che può portare a situazioni di dipendenza, conflitto e violenza.

    Possessività come superarla: la psicoterapia psicodinamica

    La possessività è un sentimento che può avere effetti negativi sulla vita di una persona e sulle sue relazioni. Si tratta di una forma di dipendenza affettiva che porta a voler controllare e dominare l’altro, a temere di perderlo o di essere traditi.

    La possessività può derivare da una scarsa autostima, da un’insicurezza profonda, da un’ansia di separazione o da un trauma infantile. Per superare la possessività, è necessario lavorare su se stessi e sulle proprie emozioni, cercando di capire le origini e le funzioni di questo sentimento.

    Una possibile modalità di intervento è la psicoterapia psicodinamica, che si basa sull’analisi del rapporto tra il paziente e il terapeuta, e tra il paziente e le figure significative della sua storia. Attraverso la psicoterapia psicodinamica, il paziente può prendere coscienza dei suoi conflitti interiori, delle sue paure, dei suoi bisogni e dei suoi desideri, e può modificare i suoi schemi mentali e comportamentali disfunzionali.

    La psicoterapia psicodinamica può aiutare il paziente a sviluppare una maggiore sicurezza in se stesso, una maggiore autonomia emotiva, una maggiore fiducia nell’altro e una maggiore capacità di gestire i propri sentimenti.

    Per esempio, un paziente possessivo potrebbe scoprire che la sua gelosia nasce da una paura di abbandono legata a un’esperienza traumatica vissuta nell’infanzia, e potrebbe imparare a riconoscere e a esprimere i suoi sentimenti in modo più adeguato, senza ricorrere a comportamenti aggressivi o manipolativi nei confronti del partner.

    Un altro esempio potrebbe essere quello di un paziente possessivo che si rende conto che la sua dipendenza affettiva deriva da una bassa autostima, e potrebbe lavorare per accrescere il suo senso di valore personale, senza dipendere dall’approvazione o dalla presenza dell’altro.

    Massimo Franco
    Massimo Franco
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